I CANI E I GATTI HANNO CARATTERISTICHE ALIMENTARI SIMILI?
Entrambe, cani e gatti, discendono da predatori specializzati nella caccia e uccisione delle prede. Nascono quindi entrambi carnivori.
Esistono evidenze di questo?
Studiando un po’ l’anatomia scopriamo che…
Il rapporto tra lunghezza del corpo e di tutto l’intestino è un parametro importante per valutare il grado di
adattamento al consumo di carne o materiali vegetali.
Cerchiamo di chiarire!
Un animale che deve trasformare una proteina vegetale in una animale (es. bovino) avrà un rapporto fra
lunghezza del corpo e lunghezza dell’intestino più basso (1:20 nel caso del bovino).
Cioè in questo caso la lunghezza dell’intestino è 20 volte superiore alla lunghezza dell’animale.
Se la lunghezza intestinale rispetto a quella del corpo diminuisce questo è indice di un animale che ha un
maggior consumo di proteine animali.
Ad esempio, nel cane questo valore è di 1:4,5, mentre nel gatto si riduce a 1:3.
Perché questo è importante?
È fondamentale tenere conto di queste differenze di specie quando si scelgono o si formulano diete per i
piccoli carnivori domestici. Infatti, un intestino più breve implica tempi di transito (e contatto) minori.
Nel cane si considera un tempo di transito normale 22±2 ore, mentre nel gatto questo intervallo è ridotto a
sole 13 ore.
Questo è dovuto al compito facilitato dei carnivori, dove le fonti alimentari di cui si nutrono sono più simili
ai materiali di cui sono composti.
Un intestino più corto, con tempi di transito più veloci, implica che eventuali batteri patogeni,
potenzialmente presenti nelle prede, possano avere minori possibilità di aderire alle mucose e indurre
patologia.
Quindi abbiamo visto come l’anatomia intestinale ci confermi come l’apparato digerente dei nostri animali
nasca e si sviluppi per utilizzare prevalentemente proteine di origine animale e come ci siano delle
differenze sostanziali tra cani e gatti.
Vediamo come le diverse abitudini di caccia e le mansioni a cui questi animali sono stati utilizzati dall’uomo
abbia portato a delle differenze nella loro alimentazione.
I cani e i gatti sono cacciatori simili?
La risposta è no e in questo post vedremo le differenze, ulteriormente amplificate dall’uomo e cosa questo
comporta
Lupi e felini selvatici avevano abitudini di caccia molto diverse.
Mentre i lupi sono cacciatori di branco, quindi cacciavano in gruppo.
Questo permetteva loro di uccidere prede di dimensioni superiori alle loro con presenza di cibo in grosse
quantità ad ogni pasto.
I gatti sono cacciatori solitari, portati quindi a scegliere animali con minor massa corporea rispetto alla
propria.
L’abitudine di consumare piccole prede vive o appena abbattute porta ad un numero maggiore di pasti
giornalieri
Per alcuni di noi, questi, potrebbero sembrare argomenti di nessuna rilevanza pratica: i nostri cani e gatti
difficilmente cacciano per alimentarsi…
Sono importanti perché nel cane si tende a consigliare 2 o 3 pasti al giorno, per evitare grandi volumi
all’interno dello stomaco che potrebbero provocare dilatazione e torsione gastrica.
Nel gatto è fondamentale mantenere un numero minimo di 4 o 5 pasti al giorno, per mantenere un
comportamento etologicamente corretto e rispettare la fisiologia di questi animali.
L’uomo ha influito sulle abitudini alimentari dei cani e dei gatti?
Nei post precedenti abbiamo visto come:
- ci siano caratteristiche comuni nell’alimentazione del cane e del gatto
- ci siano differenze importanti nelle abitudini alimentari di questi
Vediamo ora come il rapporto tra questi animali e l’uomo ha ulteriormente aumentato queste differenze.
Pur essendo entrambi carnivori, cani e gatti hanno antenati molto diversi fra loro dal punto di vista
etologico e hanno per questo svolto ruoli molto diversi nella co-evoluzione con l’essere umano.
Vediamo ora il cane
Il lupo grigio, probabile progenitore del cane domestico, ha compiuto un’evoluzione assieme all’uomo non
ancora chiara.
Animale gregario, il suo ruolo inizialmente fu quello di protezione e aiuto nella caccia. Il lupo, abituato a
vivere in gruppi-famiglia, era in grado di cooperare, con alte capacità di apprendimento e una spiccata
intelligenza sociale.
Nel processo di addomesticamento, uno dei fattori chiave è l’atto del nutrire. Secondo le teorie
attualmente più accreditate, inizialmente il lupo viveva ai margini dei gruppi umani mangiandone i resti
(alimenti e feci), condividendo una parte della dieta con i cacciatori-raccoglitori.
Nella relazione fra lupo grigio e uomo si è notato un aumento del numero di copie del gene amilasi
(ricordiamo che l’amilasi aiutare a digerire lo zucchero di riserva delle piante cioè l’amido che si trova nel
cibo).
Questo testimonia che, nel processo di addomesticamento, l’uomo forniva al lupo anche di alimenti di
origine vegetale.
Dal punto di vista nutrizionale, questi cambiamenti del processo digestivo, legati e indotti dall’alimento,
hanno portato alla moderna definizione del cane come carnivoro opportunista, ossia animale parzialmente
adattato ad un’alimentazione non strettamente a base di alimenti di origine animale.
Abbiamo modificato le caratteristiche alimentari anche del gatto?
La storia del processo di addomesticazione del gatto è invece molto diversa da quella del cane ed ha, per
questo, risvolti diversi sulla fisiologia digestiva.
Domesticato a partire dal gatto selvatico (Felis silvestris), questa relazione tra uomo e gatto è avvenuto in
tempi relativamente più recenti rispetto a quella del cane.
Il gatto moderno, che deriverebbe dal gatto selvatico, è ancora morfologicamente molto simile al suo
antenato: un cacciatore solitario, prevalentemente notturno, predatore specialmente di uccelli, piccoli
rettili e roditori selvatici.
Proprio per questa spiccata attitudine alla caccia sarebbe stato avvicinato dall’uomo, che ne ha intravisto
una funzione come guardiano protettore dei granai, nell’evoluzione da cacciatore nomade ad una società
agricola stanziale.
È facile intuire, da quanto descritto sopra, le differenze fra il processo di addomesticamento di C.lupus e
F.silvestris: al lupo/cane è stata chiesta docilità e rinuncia alla preda una volta cacciata in cambio degli
scarti, mentre il gatto non doveva essere saziato, affinché potesse espletare il suo ruolo di cacciatore e
proteggere l’alimento destinato all’uomo .
Anche per questo, oltre che per le sue peculiarità metaboliche che verranno discusse più avanti, il gatto è
rimasto molto simile al suo antenato, in termini di fabbisogni di alimenti di origine animale, e viene definito
carnivoro stretto.
Alcuni punti importanti nell’alimentazione del cane e del gatto…
Nei post precedenti abbiamo visto le abitudini di caccia dei nostri animali e di come l’uomo abbiamo
influito sulla loro alimentazione:
- Il cane e il gatto discendono da predatori specializzati nella caccia e uccisione delle prede
- nel cane è consigliato fornire 2 o 3 pasti al giorno
- nel gatto sono consigliati 4 o 5 pasti al giorno
- il cane è un carnivoro opportunista (cioè può assumere una dieta che contiene una certa quantità
di alimenti vegetali) - il gatto è un carnivoro stretto (la sua alimentazione è di base con alimenti animali)
Abbiamo parlato di caratteristiche alimentari e i gusti dei cani e dei gatti sono simili?
In questo articolo rispondiamo a questa domanda